Siamo orologiai fin da piccoli !!
Questo motto coniato dai miei figli mi riempie di orgoglio e mi fa sentire un padre fortunato. Infatti, quanto arrivò il momento di decidere della loro vita, sia Giulio che Stefano decisero di continuare a percorrere la strada aperta dal loro nonno Giulio Cesare e consolidata da me, loro padre, (e oggi anche nonno), Armando.
Tre generazioni, dunque, legate dal filo rosso di una stessa passione, una storia di famiglia, la famiglia Piana, orologiai in Milano.
La storia che voglio raccontare inizia con Giulio Cesare, che, torinese di nascita ( siamo nel 1912 ), al seguito del padre militare si ritrovò giovanissimo a Napoli e qui incontrò Teresa, la donna della sua vita. Ben prima di sposarsi ( a vent'anni ), aveva imparato, da autodidatta, a riparare sveglie e pendole per amici e parenti con risultati tali da incoraggiarlo a fare di questa sua passione, il lavoro della sua vita. Sua moglie Teresa, donna energica e intraprendente, ebbe un ruolo importante nella via di famiglia. (Io la ricordo come la mamma esigente e affettuosa che mi aiutava a organizzare le giornate tra studio, gioco e lavoro ).
Alla fine degli anni trenta, presi anche noi dal miraggio del Nord, lasciammo Napoli per trasferirci a Milano... e l'inizio fu per mio padre tutt'altro che facile. Tra vari laboratori di orologeria con cui collaborò in quei primi anni milanese, mi piace ricordare quello di Tranquillo Galvani, in Corso di Porta Romana, dove il mio giovane padre imparò veramente tanto e ad altissimo livello ( lo stesso laboratorio che frequenterà Adriano Celentano, quanto ancora andava dichiarando di voler fare l'orologiaio !) .
Avevo circa 10 anni (sono nato a Napoli nel '33), quanto cominciai a interessarmi agli orologi. Ne conservo un ricordo vivissimo. D'estate, a Cantalupo di Parabiago, le mosche erano tante e agguerrite. A quei tempi ci si arrangiava in tutto, e dunque mio padre, fabbricato uno scacciamosche con un giornale tagliato a striscioline e arrotolato a una bacchetta di legno, mi affidò 'la mansione importante' che gli avrebbe permesso di lavorare tranquillo: alle sue spalle, io dovevo agitare la bacchetta con quelle striscioline, creando un fruscio che avrebbe tenuto lontano le mosche. Io agitavo e agitavo, ben compreso nel mio ruolo, ma intanto guardavo affascinato quello che mio padre faceva e certamente veder smontare un orologio guasto e fermo, per poi vederlo funzionare a lavoro finito, sembrava alla mia mente di bambino un vero miracolo. Mentre agitavo la bacchetta, tempestavo mio padre di domande con tutti i 'perché' che mi incuriosivano durante le varie fasi del suo operare. Ricordo come mi emozionavo quando veniva rimontato il bilanciere e l'orologio tornava a vivere e scandire il tempo ... Fu così che scatto l'imprinting ?
Finita la guerra, tornammo a Milano e nel '50 si aprì per mio padre una nuova importante collaborazione che lo vide ben presto specializzato nella fabbricazione di fondelli per quadranti di orologi. Premesso che in quei tempi nulla veniva gettato via a cuor leggero, il campo di rifacimento e rinnovo dei vecchi quadranti era molto fertile e Giulio Cesare Piana seppe farsi valere. Per una quindicina d'anni, infatti, collaborò con i più noti Laboratori e Forniture d'orologeria di tutta Italia, pur continuando a riparare orologi per i migliori negozi di Milano.
Nella foto qui sopra il laboratorio di Via Meravigli a Milano e qui a sinistra mia madre Teresa mentre stampava i quadranti.
Anch'io davo una mano nel tempo libero dallo studio e siccome la passione per gli orologi non fu mai soverchiata da altri interessi, al momento giusto mi iscrissi alla scuola di orologeria Galileo Galilei di Milano, al tempo del mitico professore Barzaghi.
Per premiare il mio entusiasmo, mio padre, realizzando uno dei suoi 'sogni nel cassetto', mi regalò un tornietto per orologeria FIVM super completo con il quale avemmo la possibilità di fare un'infinità di lavori, come ad esempio, ricostruire pezzi ormai introvabili di orologi. Ancora oggi io lo uso e lo conservo gelosamente.
Mio padre purtroppo se ne andò prematuramente a soli 55 anni. Già da qualche anno, non sentendosi bene, aveva abbandonato le forniture dei quadranti e io, del resto, avevo altre idee per la testa. Nel 1964 avevo aperto un negozietto di riparazioni nel centralissimo Corso Magenta (foto a sinistra) dove rimasi per trent'anni fino a quando, preso il diploma in gemmologia, lo trasformai ne ' La piccola gioielleria del Corso '
Nel 1965 mi sposai e quindi, in rapida successione, nacquero Giulio e Stefano. Fin dalla tenera età, mostrarono grande curiosità per meccanismi e congegni, tanto da smontare sempre ogni cosa per sapere 'com'era fatta dentro'. Io non speravo altro e giorno per giorno, con molta naturalezza, coltivavo in loro la mia passione.
Così Giulio, dopo l'ITIS, si è diplomato alla Scuola di orologeria del CAPAC di Milano, intrecciando con il professore De Toma un tale rapporto di stima e di fiducia che quanto il professore decise di dismettere il suo laboratorio, lo propose al suo bravo allievo che con grande orgoglio ne acquisì tutta l'attrezzatura, arricchendo il nostro laboratorio già peraltro ben fornito.
Giulio con l'esperienza fatta con il suo amato professore, si andò appassionando alla pendoleria e oggi è un esperto restauratore, richiesto da antiquari, musei e collezionisti d'alto livello.Nella foto qui a destra Giulio nel nostro laboratorio intento al restauro di una pendola.
Partendo da semplici tondini e lastre di ottone, ha costruito diverse pendolette di cui l'ultima, molto importante, è esposta in negozio all'ammirazione di chi se ne intende. ( foto qui a sinistra)
Invece Stefano (stesso curriculum scolastico ), ama occuparsi soprattutto di orologi da polso e da tasca. Inoltre è un vero esperto di restauro dei quadranti, anche quelli giudicati irrecuperabili da professionisti specifici del campo. Diversi esempi di questa abilità certosina, sono pubblicati sul sito www.restauroquadranti.com
Fin da ragazzini, i miei figli si sono interessati a tutti i particolari, i segreti e i trucchi della mia esperienza e ora che sono adulti e .... Maestri di Bottega, io me li sento vicino e paghi della mia stessa fortunata passione.
Armando Piana